L’essere umano può vivere fino a 150 anni come una tartaruga? Il segreto della longevità.

L’essere umano può vivere fino a 150 anni come una tartaruga? Il segreto della longevità.

Possiamo diventare longevi come le tartarughe?

Hai mai pensato a cosa ci vorrebbe per vivere centocinquanta anni? Io sì. E non parlo di vivere semplicemente a lungo, ma di vivere bene e a lungo, con energia, chiarezza mentale e corpo in salute.

Per rispondere a questa domanda mi sono spinto fino... in Romagna, più precisamente a Riccione, alla Fondazione Cetacea, un centro che si occupa della cura e riabilitazione delle tartarughe marine. Lì ho avuto l’onore di parlare con Martina, una biologa marina con anni di esperienza sul campo. E da lei è partita la nostra indagine: come fanno le tartarughe a vivere così a lungo? E cosa possiamo imparare da loro?


Il segreto n.1: la tartaruga è un rettile a sangue freddo

La prima cosa che Martina mi ha spiegato è semplice, ma fondamentale: le tartarughe sono rettili, quindi animali a sangue freddo, o più tecnicamente eterotermi. Significa che non producono internamente calore, ma si adattano alla temperatura dell’ambiente.

tartaruga marina

Per esempio, una tartaruga marina vive in mare, e il suo corpo assume la temperatura dell’acqua. Questo meccanismo permette un grande risparmio energetico, rispetto agli esseri umani (che invece sono mammiferi a sangue caldo, o omeotermi), costretti a bruciare continuamente energia per mantenere i 37°C interni costanti.

Risultato? Le tartarughe vivono più a lungo, in parte, proprio perché consumano meno energia nel tempo.


Il segreto n.2: il super potere dell’ibernazione

Ma non è tutto. Alcune tartarughe, specie quelle di terra, durante l’inverno si ibernano. In pratica rallentano drasticamente il loro metabolismo, fino quasi a fermarsi del tutto. Il cuore può arrivare a battere solo una volta al minuto, un ritmo che per noi umani significherebbe... beh, non svegliarsi più.

Questa sorta di “pausa biologica” è una strategia di sopravvivenza, ma anche un vantaggio in termini di invecchiamento: meno consumo = meno danni = più anni di vita.

Anche se non possiamo ibernarci in senso stretto, possiamo ispirarci a questa logica per rallentare i nostri processi metabolici. Ma come?


Il nostro cuore batte 3 miliardi di volte: possiamo ridurre?

Un essere umano ha in media 3 miliardi di battiti cardiaci nell’arco della vita. Ecco perché uno dei metodi più potenti per “allungare la vita” è... fare in modo che il cuore batta meno frequentemente, ma in modo più efficiente.

E qui entra in gioco l’attività fisica.

Sì, allenarsi abbassa la frequenza cardiaca a riposo, perché il cuore, diventando più forte, riesce a pompare più sangue a ogni battito (aumenta il cosiddetto volume di eiezione). Questo significa che il cuore lavora di meno per fare la stessa cosa, proprio come un motore efficiente che consuma meno benzina.


Allenamento: la chiave per rallentare (senza fermarsi)

Gli studi lo confermano: anche negli over 60, l’attività fisica regolare può ridurre la mortalità fino al 22%. Gli atleti, per esempio, arrivano tranquillamente a una frequenza cardiaca a riposo tra i 40 e i 50 battiti al minuto, e questa condizione ha un nome rassicurante: bradicardia sinusale benigna.

cuore anatomico

E non è solo un effetto temporaneo: con l’allenamento costante, il cuore cambia proprio forma. Il ventricolo sinistro, ad esempio, si ingrandisce: è un adattamento fisiologico chiamato ipertrofia eccentrica, benefico per chi pratica sport di resistenza.


I telomeri: quei piccoli cappucci che ci dicono quanto invecchiamo

E qui arriva la parte ancora più affascinante: l’attività fisica protegge i telomeri, che sono i “cappucci” che proteggono il nostro DNA durante la replicazione cellulare.

Ogni volta che una cellula si divide, i telomeri si accorciano. Quando diventano troppo corti, la cellula invecchia o muore. Quindi, più lunghi sono i telomeri, più lentamente invecchiamo.

E indovina? Muoversi, camminare, correre, fare yoga, ballare... qualunque attività aiuti a mantenere i telomeri sani e lunghi.


Invecchiare bene conta più che vivere a lungo

Se stai pensando “ma non mi interessa vivere 150 anni, basta che vivo bene”, allora ho buone notizie: vivere bene allunga la vita.

Uno studio ha mostrato che l’attività fisica regolare è associata a:

  • Minore incidenza di malattie croniche

  • Migliore funzione cognitiva

  • Maggiore indipendenza e qualità della vita

Insomma, muoversi conviene sempre, a qualsiasi età.

allenamento con pesi

Alimentazione e segreti naturali per vivere meglio e più a lungo

Ora voglio portarti in un terreno più vicino alla nostra quotidianità: la dieta, ciò che mangiamo ogni giorno e che può fare una differenza enorme sulla nostra salute e sulla nostra longevità.

Ti sembrerà banale, ma in realtà ciò che mettiamo nel piatto ha il potere di spegnere o accelerare l’invecchiamento cellulare.


Da cosa dipende la longevità nelle tartarughe (e in noi)?

Durante la mia visita alla Fondazione Cetacea, ho chiesto a Martina se anche tra le tartarughe della stessa specie ci fossero differenze nella durata della vita. E la risposta è stata sorprendentemente simile a ciò che succede tra esseri umani.

Ci sono tartarughe che vivono di più non perché hanno un DNA migliore, ma perché magari vivono in ambienti più protetti, lontano da reti da pesca, plastica o zone troppo antropizzate. Alcune si ammalano di meno, altre semplicemente sono più fortunate. In pratica, stile di vita e ambiente contano tantissimo. Esattamente come accade a noi.


Mangiare meno (ma meglio) può allungare la vita?

Una delle strategie più potenti, documentate da decine di studi scientifici (come questo e questo), è quella della restrizione calorica controllata. Tradotto in parole semplici: mangiare un po’ meno del solito, senza denutrirsi.

restrizione calorica

Ridurre l’apporto calorico del 10-20%, mantenendo però una dieta ricca di nutrienti, sembra attivare dei meccanismi cellulari protettivi: si abbassano i livelli di insulina e di infiammazione cronica, migliora la sensibilità insulinica, si stimola l’autofagia (cioè il “riciclo” delle cellule danneggiate) e... le cellule vivono più a lungo.

Ovviamente, non è facile vivere sempre con un po’ di fame. Ma anche seguire periodi brevi di restrizione durante l’anno può dare risultati notevoli. È come dare al corpo un periodo di “reset”.


Digiuno intermittente: la versione più flessibile

Esiste un’altra opzione che ha conquistato sempre più persone: il digiuno intermittente.

Funziona così: si gioca con i tempi di assunzione del cibo. Il metodo più popolare è il 16/8, dove si digiuna per 16 ore (includendo il sonno) e si concentrano i pasti in una finestra di 8 ore. Sembra una cosa da supereroi, ma in realtà basta saltare la colazione o anticipare la cena.

Gli studi suggeriscono che anche questo approccio aiuta a ridurre grasso viscerale, migliorare la funzione metabolica, ridurre i trigliceridi e persino abbassare la pressione arteriosa. In più, alcuni dati mostrano un’attivazione dell’autofagia simile a quella osservata nella restrizione calorica.

Insomma, senza fare la fame, puoi dare una spinta alla tua longevità semplicemente cambiando quando mangi.


La dieta mediterranea: lo so, sembra noioso... ma funziona

Scommetto che te l’hanno detto milioni di volte: “mangia mediterraneo, che fa bene”. E magari tu come me, a un certo punto, hai pensato: “ok, ma ci sarà qualcosa di più innovativo, esotico, segreto?”. E invece no. La dieta mediterranea è ancora la regina indiscussa della salute a lungo termine (come dice questo studio.)

Questa non è una moda, è un patrimonio UNESCO che ha alle spalle tonnellate di dati scientifici. Una delle ricerche più solide ha mostrato che seguire questo stile alimentare riduce del 30% il rischio di infarti, ictus e morte cardiovascolare, anche in persone ad alto rischio.

dieta mediterranea

Come ci riesce? Con il suo mix straordinario di:

  • Grassi buoni, in particolare olio extravergine di oliva

  • Verdure e frutta in abbondanza, che apportano antiossidanti

  • Cereali integrali, legumi, semi, noci e pesce azzurro

È una dieta che non solo nutre, ma protegge.


Antiossidanti: servono davvero? Sì, ma con equilibrio

Uno dei motivi per cui la dieta mediterranea funziona così bene è il suo contenuto naturale di antiossidanti. Queste molecole aiutano il nostro corpo a difendersi dai radicali liberi, sostanze prodotte dal metabolismo dell’ossigeno che danneggiano cellule, proteine e DNA.

Vitamine come la A, la C e la E sono i principali attori in questa difesa. Ma attenzione: non vale la logica “più è meglio”. Alcuni studi, in particolare sulla vitamina E ad alte dosi, hanno segnalato un aumento della mortalità in chi ne faceva un uso eccessivo.

Quindi sì agli antiossidanti, ma meglio se assunti con la dieta, o con integratori a basse dosi e ben bilanciati, magari in caso di carenze specifiche.


E gli integratori “segreti” che usano in pochi?

Ora veniamo al succo del discorso, a quello che tutti vogliamo sapere: ci sono integratori naturali che aiutano davvero a vivere più a lungo?
La risposta è sì, ma – come sempre – va fatta una selezione seria, basata su dati clinici reali, non su pubblicità miracolose.

Tra i più promettenti ce ne sono due che hanno attirato davvero la mia attenzione.

selenio e conezima q10

Il primo è l’accoppiata selenio + coenzima Q10.
Il selenio è un minerale essenziale per il funzionamento degli enzimi antiossidanti, e il Q10 è una molecola presente nei mitocondri, le centraline energetiche delle nostre cellule. Con l’età, il Q10 diminuisce, e integrarlo può aiutare a migliorare la produzione di energia, ridurre l’infiammazione e supportare il cuore.

Uno studio molto interessante su adulti sopra i 70 anni ha mostrato che l’integrazione combinata di questi due elementi ha portato a una riduzione della mortalità cardiovascolare del 50%. E se questo non ti sembra tanto… prova a immaginare una pillola che dimezza il rischio di infarto.


Il licopene: un alleato rosso e silenzioso

Un altro ingrediente naturale che merita attenzione è il licopene. Lo trovi nei pomodori, soprattutto in quelli cotti (perché la cottura ne aumenta la biodisponibilità), ed è un antiossidante potente e versatile.

Le evidenze mostrano che il licopene:

  • Protegge il DNA dal danno ossidativo

  • Favorisce la morte programmata delle cellule tumorali

  • Riduce la formazione di nuovi vasi sanguigni nei tumori

Insomma, è un nutriente silenzioso ma straordinariamente attivo. Se non ami i pomodori, puoi anche assumerlo come integratore, in genere tra i 10 e i 15 mg al giorno, meglio se accompagnato da un filo d’olio extravergine d’oliva, per favorirne l’assorbimento.


🧬 Animali immortali, ibernazione e integratori futuristici: la frontiera della longevità umana

Abbiamo parlato di metabolismo lento, allenamento intelligente, dieta sana e integratori naturali. Ma c’è ancora una parte affascinante da esplorare: quella che sta tra scienza e fantascienza, dove alcuni animali sembrano sfidare le leggi del tempo, e noi umani cerchiamo di imitarli con la tecnologia, i farmaci e i supplementi più avanzati.


Lo squalo che ha visto passare quattro secoli

Quando ho chiesto a Martina quale fosse l’animale marino più longevo conosciuto, la risposta mi ha lasciato a bocca aperta: lo squalo della Groenlandia.

Non è solo un animale affascinante per aspetto e dimensioni, ma è anche un campione di longevità. Si stima che alcuni esemplari possano vivere fino a 400 anni. Hai letto bene: quattro secoli. Alcuni di questi squali erano già vivi quando Galileo puntava il cannocchiale al cielo.

Ma com’è possibile?

squalo groenlandia

Lo squalo della Groenlandia vive in acque profondissime e gelide, dove il metabolismo è rallentato al massimo. Cresce lentamente, si riproduce tardi (a circa 150 anni!), e il suo corpo si muove in un ambiente povero di stimoli. Tutti fattori che proteggono le sue cellule dal deterioramento.


E noi, possiamo ibernarci come le tartarughe?

Un’altra domanda che mi è venuta spontanea è: se le tartarughe si ibernano e gli squali vivono al rallentatore, possiamo farlo anche noi?

In realtà, qualcosa di simile esiste già, anche se in contesti medici estremi. Si chiama ipotermia terapeutica ed è usata in caso di arresto cardiaco o traumi gravi. Raffreddando il corpo fino a circa 32-34°C, si rallenta il metabolismo e si guadagna tempo per intervenire.

Ma c’è chi ha fatto un passo ancora più estremo.


Crioconservazione: ibernarsi oggi per guarire domani

Forse hai sentito parlare di aziende che offrono la possibilità di farsi ibernare dopo la morte legale, nella speranza che un giorno, in un futuro magari lontano, la medicina sia in grado di rianimare il corpo e curare la malattia che ci ha portati via.

Una di queste aziende è Tomorrow Biostasis, con sede in Svizzera. E il processo, per quanto possa sembrare da film di fantascienza, è reale:

  1. Dopo la dichiarazione di morte legale, interviene un team medico per raffreddare il corpo e rallentare la degenerazione cellulare.

  2. Il sangue viene sostituito con una soluzione crioprotettiva per evitare la formazione di cristalli di ghiaccio.

  3. Il corpo viene immerso in azoto liquido a -196°C e conservato in speciali capsule.

Tomorrow Biostasis Capsule Crioconservazione

Il tutto per la modica cifra di circa 200.000 euro. Se invece vuoi ibernare solo il cervello, puoi “risparmiare” optando per l’opzione da 60.000 euro.

Attualmente, oltre 400 persone nel mondo hanno scelto questo percorso. È un’idea estrema, certo, ma anche affascinante per chi crede nel potenziale futuro della scienza.


Integratori futuristici: NAD, B3 e la moda del resveratrolo

Torniamo ora con i piedi per terra, ma teniamoli proiettati verso il futuro. Alcuni integratori oggi considerati “di frontiera” promettono di rallentare l’invecchiamento cellulare agendo su vie metaboliche molto specifiche.

Primo tra tutti: i cosiddetti potenziatori del NAD. Ma cosa significa?

Il NAD (nicotinammide adenina dinucleotide) è un coenzima fondamentale per la produzione di energia nelle cellule. Senza NAD, il nostro metabolismo si spegne. E il problema è che con l’età il NAD diminuisce.

Da qui l’interesse per sostanze come il nicotinamide mononucleotide (NMN) e il nicotinamide riboside, che dovrebbero aumentare i livelli di NAD.

Ma c’è un però.

Gli studi sull’uomo sono ancora limitati. Alcuni mostrano benefici lievi, altri nessun effetto significativo. E la cosa interessante è che se assumiamo già abbastanza vitamina B3, il nostro corpo è in grado di produrre il NAD da solo.

Quindi, più utile (e sicuro) potrebbe essere semplicemente assicurarsi un buon apporto di vitamina B3, piuttosto che spendere cifre elevate in integratori ancora in fase sperimentale.


Il mito del resveratrolo: promessa o illusione?

Un altro ingrediente che ha fatto impazzire il mondo scientifico (e commerciale) è il resveratrolo, una molecola presente nella buccia dell’uva rossa, nel vino e in alcuni frutti di bosco.

È stato studiato per i suoi effetti antiossidanti, ma soprattutto per la sua capacità (ipotetica) di attivare le sirtuine, proteine coinvolte nella riparazione del DNA e nel metabolismo cellulare.

Sulla carta sembra un elisir di lunga vita. Ma nella realtà? Gli studi sull’essere umano sono ancora inconcludenti. Ci sono segnali positivi, ma servono più prove solide prima di dichiararlo “lunga-vita in pillole”.


Il nostro vero superpotere: stile di vita e conoscenza

Con tutta questa esplorazione tra tartarughe centenarie, squali sempiterni, ibernazioni post-mortem e supplementi dai nomi impronunciabili, potresti pensare che la longevità sia qualcosa di fuori dalla nostra portata.
Ma in realtà, la più potente tecnologia anti-invecchiamento ce l’abbiamo già:

  • Muoverci ogni giorno

  • Mangiare bene e con moderazione

  • Dormire bene

  • Gestire lo stress

  • Curare le relazioni e la mente

E se vogliamo fare un passo in più, possiamo integrare in modo mirato ciò che serve davvero: selenio, Q10, licopene, vitamina D, e magari, quando sarà il momento, anche qualche molecola più avanzata.


Conclusione: possiamo vivere 150 anni?

La risposta più onesta è: non lo sappiamo ancora. Ma quello che possiamo fare, da subito, è vivere meglio, rallentare un po’ il tempo e prenderci cura di ogni singola cellula del nostro corpo come se fosse l’unica.

Sì, forse non saremo tartarughe delle Galápagos o squali artici, ma possiamo diventare esseri umani 3.0: informati, consapevoli, attivi e longevi.
E questo non è poco.

 

Dr. Luca Leoni Nutri la tua mente
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